Arequipa, la città bianca

Eravamo rimasti a Huacachina, la bella oasi nel deserto. Partiamo da Huacachina verso le 2 del pomeriggio per visitare un’azienda produttrice del famoso Pisco: la giornata è calda, e i chupito di Pisco che ci vengono offerti non fanno che riscaldarla ulteriormente. La ragazza che ci guida durante le fasi della produzione di questa specie di grappa è molto simpatica, sa fare bene il suo lavoro e ci fa divertire con i brindisi peruviani. Anche questa visita è inclusa nel pacchetto di Perù Hop. Ripartiamo un po’ brilli, e dopo alcune ore di viaggio giungiamo alla torre da cui si possono osservare tre linee di Nasca: ne riconosco due soltanto, l’albero e la mano, ed è davvero una vista affascinante. Purtroppo alcuni sono stati danneggiati da un camion uscito di strada…d’altronde non mi stupisco, non ci sono protezioni lungo la strada Panamericana volte a evitare questo tipo di incidenti. La strada prosegue verso la città di Nasca, tra deserto e paesaggi di una desolazione stregante. Ci fermiamo a Nasca per cenare e lasciare un paio di passeggeri che hanno prenotato il volo per l’indomani, mentre noi proseguiamo verso la notte e verso Arequipa, a 2300 m sul livello del mare. Arriviamo in città verso le 5.30 del mattino, accolti dal un freddo secco e dal buio, vorremmo andare in camera a dormire, ma purtroppo le camere al Flying Dog Hostel non sono ancora pronte, allora ci assopiamo sul divano un’oretta, poi decidiamo di fare un primo giro in città: ci dirigiamo immediatamente in Plaza de Armas, e ne rimaniamo incantati. Non c’è quasi nessuno in giro, l’aria è fresca e pulita, il sole che sorge illumina a poco a poco la piazza, avvolgendola nella sua magia e donandole quel poco ma preziosissimo tepore del sole invernale a quella quota. Rientriamo in ostello per fare colazione e poi andiamo in camera a posare gli zaini, il letto è invitante, ma abbiamo una visita guidata della città che ci aspetta (anche qui, un free walking tour).

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Plaza de Armas – Arequipa

La guida è particolarmente esauriente, ci fa fare una visita approfondita di circa 3 ore, ci spiega che Arequipa è detta ciudad blanca, città bianca, perché le case del centro storico sono fatte con il sillar, pietra bianca di origina vulcanica. Facile immaginarsi da dove venga questa pietra, essendo la città circondata da 3 vulcani: Chacahni, Misti, alto ben 5800 m, e Pichu Pichu. Li vedremo più da vicino dal mirador de los vulcanes, a 4900 m, sulla strada per il Colca Canyon.

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El Misti, vulcano a 5822 mslm

Nel primo pomeriggio visitiamo il monastero di santa Catalina, un’oasi di pace nel caos cittadino. Vale la pena visitarlo, costa 35 soles, circa 9€, e ci passerete almeno due ore e mezza. Qui vivevano le suore di clausura, una vera e propria città nella città, in cui ognuna di loro aveva la propria cella, arredata in modo molto povero.

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Monasterio de Santa Catalina

I fotografi e gli instagramers resterebbero giorni in questo monastero, perché gli scorci da fotografare sono infiniti, e i colori degli edifici e dei fiori illuminati dal sole sono davvero invitanti. Io stessa non riuscivo a non lanciare “oooh” di stupore a ogni angolo.

Un’altra cosa che non dovete assolutamente perdervi è meravigliosa Basilica in Plaza de Armas: i turisti la possono visitare o presto al mattino o nel tardo pomeriggio, è suddivisa in 3 navate delimitate da colonne corinzie, ed è semplicemente stupenda. Meglio avere l’abbigliamento adatto, altrimenti non fanno entrare.

CANYON DEL COLCA

Premetto che avevo grandi aspettative per questo Canyon, il secondo più profondo del mondo, informazione che si legge ovunque e che spettacolarizza a tal punto questa attrazione, che ci si aspetta chissà quale meraviglia. Attenzione, i paesaggi peruviani sono tutti bellissimi, esotici, affascinanti, lasciano quasi sempre a bocca aperta, ma il livello di turismo in questo luogo rasenta l’insopportabile. Il tour di 3 giorni in sostanza è stato un continuo salire e scendere dal pulmino per fare shopping nei piccoli centri abitati o alle bancarelle dei belvedere. Siamo viaggiatori abbastanza esperti da fiutare le fregature, allora perché siamo finiti nella rete dei tour organizzati? Semplice: quando cercavo informazioni sui vari siti d’interesse peruviani, leggevo sempre che, essendo alta stagione, era meglio prenotare in anticipo perché altrimenti non saremmo riusciti a visitare quello che volevamo. Per carità, è vero che il turismo è molto sviluppato in Perù, ma è anche vero che molte persone che abbiamo incontrato non avevano prenotato nulla e sono comunque riuscite a visitare tutto. Fanno pressing per far spendere più soldi e far lavorare queste compagnie che organizzano tour ridicoli. Morale della favola, organizzatevi i tour da soli, quando possibile.

Non tutto è stato negativo: abbiamo visto tanti bei lama e alpaca e fatto tappa alle terme di Chivay, un paesello a 3500 m di altezza. Con il freddo pungente che faceva, il calduccio delle terme ci ha rigenerati, sarei rimasta a cuocere nell’acqua a 38 gradi per giorni.

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Questo alpaca era soffice e simpatico 🙂

Anche osservare il volo dei condor è stata una bella esperienza. Si deve cercare di arrivare a Cruz del Condor sul presto, prima che arrivino i pullman di turisti, altrimenti è difficile trovare un buon punto da dove osservare questi maestosi rapaci e il canyon stesso. Noi ci siamo svegliati alle 6, credendo che saremmo andati direttamente lì, invece abbiamo fatto una lunga via crucis per bancarelle…se ci ripenso…siamo arrivati a destinazione tardi, quindi i posti migliori erano già sovraffollati. Siamo comunque riusciti ad avvistare i condor e fare delle belle foto e riprese.

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Il canyon del Colca e il famoso condor

Dopo 3 giorni tra quota 4900 e 3500 m torniamo ad Arequipa e ci sentiamo subito meglio. Salire velocemente di quota non fa bene, ho avuto mal di testa forte per tutto un giorno, il primo, perché non ho avuto tempo di abituarmi all’altitudine. In questi casi sempre meglio procurarsi foglie di coca da masticare, bere mate de coca o di muña, erba tipica peruviana, simile alla nostra menta, o mangiare caramelline contro il mal d’altura.

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Tè inca con foglie di coca e di muña

Tra le città visitate, Arequipa è sicuramente quella che mi ha affascinato di più e che ricordo più piacevolmente, sconsiglio quindi vivamente di saltarla in un vostro viaggio in Perù.

Arrivederci alla prossima tappa!

 

 

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